Ad alta voce

Elisa Lipari
3 min readJun 5, 2019

Sono mesi che ripeto sempre le stesse cose, mi ripeto come se fossi un disco rotto che salta sempre nello stesso punto, il punto in cui trovato il problema e trovata la soluzione si uniscono le due cose e si supera la voragine. Rientro ogni giorno dentro quella voragine e non ho mai provato nulla di così snervante: ricadere dentro un buco dal quale sai benissimo come uscire ma rimanere comunque lì. Oggi ero dalla mia psicoterapeuta, ripetevo sempre le solite bugie e i tranelli che ripresento consapevole del loro inganno; ad un certo punto la rabbia nei miei confronti è cominciata a salire come albume montato a neve, e con lei la mia più completa onestà, affilata come un coltello che decide di spogliarmi di tutto. Ad un certo punto la mia psicoterapeuta ha cambiato rotta, ho visto nel suo sguardo qualcosa cambiare, come se avesse fatto retromarcia e iniziato a prendere una nuova strada, forse più impervia. Mi ha detto che questa condizione a quanto pare per me ora è intoccabile, non riesco a scollare la mia visione della realtà da quello che sia il giudizio altrui ma di smetterla di combatterla: di non scappare ma di non combatterla, se questo deve essere il mio sprone che sia il mio sprone, che sia il fuoco che alimenta la mie azioni ma che ci siano azioni.

Per tanti anni ho avuto il terrore di cadere vittima dei disturbi alimentari. Nonostante mi odiassi lo facevo di nascosto, mi ripetevo di non piacermi ma di volermi bene, fingevo come fingono i genitori che hanno un figlio depresso e minimizzano il suo dolore di fronte agli amici di famiglia. Io avevo e ho tuttora il terrore dei vortici nei quali si cade, dipendenti e totalmente sottomessi. Avevo così paura di cadere nel clichè della ragazza insicura che finisce per distruggere la sua anima per raggiungere un canone estetico che ho allontanato qualsiasi possibilità di raggiungere la felicità, mi sono continuata a dire che no, a quelle condizioni non lo avrei mai fatto, non mi sarei mai piegata al diavolo. Ho continuato così per anni: al liceo sono caduta nella ragnatela di un ragazzo tossico che mi ha convinto di essere un mostro quando non lo ero, all’università ho iniziato ad avere problemi di salute per i quali era necessaria una cura che prevedeva come conseguenza l’aumento di peso. In nessuno di questi momenti ho mai fatto del male al mio corpo piegandomi alla tenacia, alla rinuncia, allo svilimento. Ero stata svilita abbastanza in passato, ricordo ancora quante volte mi sono fatta sottrarre il cibo da sotto la bocca e non volevo infliggere di nuovo questa punizione al mio corpo. Sono arrivata ad oggi, sono arrivata in una stanza di un’estranea che mi segue ormai da due anni a urlarle in faccia che rigetto in maniera viscerale ogni pensiero e ogni millimetro della mia persona ma nonostante questo non riesco a cambiare nulla perché non voglio cambiarlo a queste condizioni, non voglio che sia l’odio il motore del mio cambiamento.

Ho detto questa cosa con il respiro mozzato, ero stanca, come se avessi trovato pace per la prima volta dopo più di dieci anni passati senza avere avuto il coraggio di dire che ho paura ad affidarmi all’odio per cambiare. Forse ho passato tutti questi anni a non aprire la porta di una stanza dentro la quale mi trovavo da tempo.

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Elisa Lipari

"Certe cose sono sgraziate, oscene e bestiali, altre pure e sacre e spirituali: ma sono tutte cose mie". Scrivo e disegno contemporaneamente.